L’uso
delle parole è un potente mezzo per veicolare concetti e cambiare abito
mentale. In un epoca come questa, dove in tv si insultano, nel mondo reale vige
la regola del politically correct, per cui un bidello si è trasformato nel
termine più chic di operatore scolastico e il disprezzato termine spazzino è
diventato l’altisonante operatore ecologico. Così anche in campo medico la
parola paziente è stata sostituita da persona assistita, almeno nella bozza del
codice deontologico che regola la professione. Il nuovo termine spiega Amedeo
Bianco, presidente di Fnomceo e senatore Pd “trasmette il significato immediato
di chi ha diritto a ricevere cure e assistenza senza passività. Anzi deve
essere più che mai al centro del sistema”. Per me rappresenta l’ennesimo
tentativo di anestetizzare e manipolare la realtà. Il termine assistito è già
presente in molti dei settori che si occupa di persone in difficoltà, per
esempio nei Servizi Sociali, perchè lì sei assistito, nel senso di aiutato a
fare qualcosa o aiutato nel fare qualcosa per migliorare la tua situazione. In
campo medico, almeno non in tutte le discipline, non è proprio indispensabile e
utile essere parte attiva. Non credo che durante una operazione un paziente si
possa permettere di partecipare attivamente alla sutura di una ferita. Diverso
invece potrebbe essere l’atteggiamento di un malato prima e dopo l’intervento.
Di certo molte persone seguono poco e male le indicazioni mediche, più spesso
con un fai-da-te molto pericoloso.
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