Sono
contento che una coppia con figli abbia vinto al superenalotto la bella cifra.
Quello che meno mi piace è il racconto che, per l’appunto, raccoglie tutti gli
stereotipi della favola a lieto fine, che si avvera grazie alla vincita a un
gioco d’azzardo. Questi signori avevano 1 probabilità si 622milioni e il caso
ha voluto che vincessero. Non c’è alcuna poesia, nè tantomeno l’idea che la
fortuna aiuta chi ne ha bisogno, seppur la signora aveva appena perso il lavoro
a causa di una malattia. Fosse successo l’anno scorso, cosa avrebbero scritto?
Che la signora, malata, potrà finalmente non lavorare più. Ci vuole sempre la
storia commovente, di una famiglia che stenta a vivere, per di più, in una zona
che ha visto il terremoto protagonista ancora poco tempo fa. Di sicuro i ricchi
non giocano al Superenalotto o al Gratta&Vinci per cambiare le sorti del
loro destino, piuttosto portano le lavorazioni o i denari all’estero. Infine la
beneficenza e la volontà di ricostruire una scuola a S. Venanzio di Galliera,
paese in provincia di Bologna dove vivono. Sono tutte belle cose, non ci sono
dubbi, ma perché scriverci un articolo? Questa coppia quanti milioni di italiani
deve far sognare?
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