A questa
interessante domanda prova a rispondere Maurizio Fiasco, sociologo,
Presidente di Alea e consulente della Consulta Nazionale Antiusura in
questo lungo articolo, di cui propongo una sintesi per chi non ha voglia di leggere!!
Per
acquisire le concessioni dallo Stato i concessionari non avevano modo
di autofinanziarsi. Hanno così dovuto chiedere alle banche enormi
somme, prospettando un roi, un ritorno sugli investimenti, con una
certa tempistica. Questo finanziamento alle concessionarie
dell’azzardo scontava, al netto delle tasse e al netto dei tassi
creditizi, un margine di guadagno positivo. La rincorsa ha
determinato l’erosione di questo margine positivo, fino al punto da
farlo diventare un margine negativo. Si pone dunque il problema del
finanziamento del debito. Nel 2001 la Consob mise la Snai nella lista
nera fino al 2004 proprio per questa ragione.
Per
finanziare il debito precedente sono state emesse delle obbligazioni
e utilizzati una serie di prodotti finanziari che non hanno come
punto di riferimento il processo industriale, ma l’apprezzamento
del valore del settore a cui viene rifinanziato il debito, un
processo che però non può durare all'infinito così, a un certo
punto, nonostante la continua introduzione di nuovi giochi si
raggiungerà la saturazione. E quindi si verificherà il collasso. In
filigrana, tra le varie norme incluse nella bozza di decreto
legislativo “Baretta”, si scorge un tentativo di allontanare
questo rischio. Magari penalizzando gli ultimi segmenti della
cosiddetta “filiera” dei giochi: espellendo dal mercato gli
istallatori al dettaglio delle slot machine e sostituendo gli
apparecchi automatici con terminali prodotti o commercializzati da
società del gruppo dei concessionari.
Nessun commento:
Posta un commento