venerdì 26 giugno 2015

3204. Perchè si diventa giocatori d'azzardo patologici


Interessante e lunga intervista pubblicata su Panorama, che spiega anche il funzionamente cerebrale che sottostà alla dipendenza.
Nella testa di tutti noi ci sono due circuiti coinvolti nelle dinamiche relative alla modulazione comportamentale: il drive, che si attiva con le sensazioni di piacere (per esempio gustando un cibo prelibato) e il controller, che si trova nella corteccia prefrontale e che ci dice se un’azione innescata dal drive è corretta oppure no in termini di condotta sociale e personale. Nelle persone vulnerabili il gioco diventa lo strumento per avere appagamento: c’è l’eccitazione della vincita, ma anche un effetto sedativo (mentre si gioca ci si dimentica dei problemi che più ci affliggono) e in alcuni casi, per esempio chi vive in solitudine, anche una gratificazione dovuta alla socializzazione (il giocatore patologico non è emarginato come il tossicodipendente, anzi è accettato nel contesto sociale). Tutti questi fattori, uniti agli stimoli che subentrano mentre si gioca, come tintinnii e luci colorate, rinforzano la continuazione del comportamento: il drive diventa sempre più potente e il controller sempre meno efficace. Si arriva cioè a un comportamento compulsivo fuori controllo. Non solo. A quel punto nell’individuo affetto da GAP si manifesta anche una distorsione cognitiva: nella mente del giocatore incallito persiste l’errato pregiudizio che la vittoria sia a portata di mano; se il soggetto ha perso quattro volte di seguito è assolutamente e fermamente convinto che la quinta sia la volta buona, al contrario di ciò che ragionevolmente affermano le leggi della statistica. L’alterata capacità di inibire risposte automatiche accelera il decorso della dipendenza aggravando le problematiche comportamentali.

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