È il titolo del romanzo scritto nel 1980 da Edward Bunker, una quasi autobiografia che racconta le avventure poco edificanti di un ragazzino nella California degli anni della Grande Depressione. Una storia fatta di violenza, povertà, abbandoni, morte, amicizia, riformatorio e carcere. Una parabola discendente di dolore e sofferenza che l’autore ha vissuto in prima persona e che racconta nel romanzo, dando voce ad un ragazzino che il padre non può tenere con sé perché troppo povero. Le continue fughe dalle case famiglia, la morte del padre in un incidente d’auto, le diverse case di reclusione, i brevi periodi di libertà legati alle diverse evasioni e infine il carcere, questa è la strada percorsa da Alex Hammond. Per chi conosce indirettamente, come me, il mondo della reclusione e dei reclusi il maggior rimpianto per il protagonista è che non abbia mai incontrato un adulto capace di proteggerlo, senza contare l’addestramento al crimine che Alex riceveva ogni volta che entrava in una struttura.
Un mix esplosivo che rende ineluttabile il suo cammino verso l’unica direzione possibile: diventare un criminale. Unico elemento di conforto nella vita di Alex è la lettura, probabilmente l’unico detenuto a leggere e trovare conforto nelle pagine dei romanzi che riusciva a procurarsi anche quando era in cella di isolamento.
Consigliato vivamente!
1 commento:
Come non commentare con entusiasmo e approvazione la "recensione" di un libro di Bunker???..e consigliare anche tutti gli altri, soprattutto Animal Factory!
E così con l'occasione ho fatto un salto al covo per la prima volta, bel luogo, bell'atmosfera, ottima birra
In bocca al lupo Jack e...me ne porti un altro boccale di quella buona?
g
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