Il profumo di lavanda inonda l'abitacolo della vettura che sfreccia veloce per le strade statali della Provenza; non credevo che ammirare la regolarità ed i colori dei campi di lavanda mi mettesse di così buon umore.
Ci inerpichiamo lungo una collina dove campi di girasoli si alternano a macchie viola e ogni tanto un villaggio di poche case si frappone tra il panorama, interrompendo la fantastica visione.
Scatto foto con l'obiettivo di rendere immortale questo scenario, cercando di imprimere anche la luce ed i profumi che mi avvolgono.
Dopo molti chilometri l'ingresso in Camargue; impossibile non cogliere il cambiamento di colori, suoni ed odori. Le basse colline si sostituiscono a pianure ed acquitrini, dove placidi fenicotteri rosa passeggiano incuranti del caldo alla ricerca di cibo nell'acqua bassa. Il mare ci attende e l'odore salmastro ci preannuncia la vista del mare e di Les Stes Maries de La Mer.
Non si può considerarla una grossa cittadina che vive tutto l'anno in un clima sonnacchioso per svegliarsi sotto l'impulso dei turisti o degli zingari che vengono qui per festeggiare la loro santa patrona, Santa Sara.
Non si può considerarla una cittadina anonima perché le persiane azzurre, il piccolo porticciolo, l'arena per la corrida basca, le vie del piccolo centro affollate di ristoranti e di negozi di souvenir la rendono particolare ed unica.
Non si può considerarla paradiso del turismo perché i frequentatori amano la natura con il vicino parco della Camargue, ricca di volatili migratori anche in via di estinzione, amano i cavalli che qui camminano lungo le strade in una continua lotta per strapparle alla prepotenza delle auto.
La si può bensì considerare un luogo di equilibrio tra le semi-affollate spiagge ed una serata per ammirare una ballerina di flamenco che danza nella piazza del comune, tra la tradizione del cavallo e la tecnologia dell'acqua-scooter, tra la natura che si nasconde dietro ad un cespuglio ed il cemento che dimora in città, tra il sole che abbaglia ed il colore del mare.
Forse perché era giugno ed ancora quest’equilibrio era possibile, forse perché i sensi che venivano colpiti per la prima volta da questo mix difficilmente ne escono illesi, forse perché la calma e l'allegro brusio delle viuzze popolate dai turisti sono un buon tonico dopo un anno di lavoro, ma consiglio a tutti almeno tre giorni da trascorrere in un luogo non molto distante dai confini italiani, se vivete nell’nordovest ovviamente!
Ci inerpichiamo lungo una collina dove campi di girasoli si alternano a macchie viola e ogni tanto un villaggio di poche case si frappone tra il panorama, interrompendo la fantastica visione.
Scatto foto con l'obiettivo di rendere immortale questo scenario, cercando di imprimere anche la luce ed i profumi che mi avvolgono.
Dopo molti chilometri l'ingresso in Camargue; impossibile non cogliere il cambiamento di colori, suoni ed odori. Le basse colline si sostituiscono a pianure ed acquitrini, dove placidi fenicotteri rosa passeggiano incuranti del caldo alla ricerca di cibo nell'acqua bassa. Il mare ci attende e l'odore salmastro ci preannuncia la vista del mare e di Les Stes Maries de La Mer.
Non si può considerarla una grossa cittadina che vive tutto l'anno in un clima sonnacchioso per svegliarsi sotto l'impulso dei turisti o degli zingari che vengono qui per festeggiare la loro santa patrona, Santa Sara.
Non si può considerarla una cittadina anonima perché le persiane azzurre, il piccolo porticciolo, l'arena per la corrida basca, le vie del piccolo centro affollate di ristoranti e di negozi di souvenir la rendono particolare ed unica.
Non si può considerarla paradiso del turismo perché i frequentatori amano la natura con il vicino parco della Camargue, ricca di volatili migratori anche in via di estinzione, amano i cavalli che qui camminano lungo le strade in una continua lotta per strapparle alla prepotenza delle auto.
La si può bensì considerare un luogo di equilibrio tra le semi-affollate spiagge ed una serata per ammirare una ballerina di flamenco che danza nella piazza del comune, tra la tradizione del cavallo e la tecnologia dell'acqua-scooter, tra la natura che si nasconde dietro ad un cespuglio ed il cemento che dimora in città, tra il sole che abbaglia ed il colore del mare.
Forse perché era giugno ed ancora quest’equilibrio era possibile, forse perché i sensi che venivano colpiti per la prima volta da questo mix difficilmente ne escono illesi, forse perché la calma e l'allegro brusio delle viuzze popolate dai turisti sono un buon tonico dopo un anno di lavoro, ma consiglio a tutti almeno tre giorni da trascorrere in un luogo non molto distante dai confini italiani, se vivete nell’nordovest ovviamente!
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