L’ho incontrato ormai una decina di anni fa in una bella esposizione a Lugano e di lui mi avevano colpito il colore e la positività che esprimevano le tele. È stato pittore russo nato nel 1887, poi naturalizzato francese e morto in Provenza nel 1985, che attinge a piene mani nella sua iconografia alla vita dei campi della terra natia. A questi temi si affiancano le origine ebraiche, che lo portano negli anni sessanta e settanta, anche ad occuparsi di progetti su larga scala su aree pubbliche e importanti edifici religiosi e civili. Le sue opera attraversano alcuni importanti filoni stilistici del novecento come le avanguardie parigine, il cubismo e il fauvismo. Attraverso le molte opere, tra cui alcune grandi vetrate, il pittore riesce a comunicare felicità e ottimismo, utilizzando anche elementi surreali come capre che suonano il violino, attingendo anche ad una visione onirica del proprio passato e delle emozioni che lo attraversavano.
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