mercoledì 2 febbraio 2011

9. Memorie di un “giovane” educatore (parte 1)


Molto spesso gli occhi delle persone che ho incrociato, mentre ero in strada con una persone che seguivo come educatore, mi hanno considerato una persona buona o eccezionale per il semplice motivo che ero vicino ad una persona che soffriva, che fosse un disabile oppure che manifestasse evidenti segni di squilibrio.
L’immagine che hanno le persone degli educatori e di tutte le persone che vengono salariate accompagnando e prendendosi cura degli ultimi della società, è quella delle persone fuori dal comune, di “per fortuna che ci siete voi” oppure “io non lo farei mai”.
Quello che agli occhi esterni è, forse giustamente, originato da una vocazione cioè quella di rimanere vicino a chi soffre o accompagnare persone che vivono ai margini della società verso una maggiore autonomia ed una integrazione sociale, in realtà alcune volte non è assolutamente vero.
Come chi lavora o ha lavorato per anni conosce bene, tra colleghi scaturiscono dinamiche talmente malate e dannose da aver dato vita a mobbing e ad una serie infinita di veleni e maldicenze che spesso avvolgono le persone che lavorano insieme.
Non ne è esente anche il mondo del sociale, tra le varie figure professionali che lo compongono: educatori, assistenti sociali, psicologi, medici, operatori socio-sanitari, volontari, infermieri, obiettori di coscienza in passato in servizio civile oggi, ed improvvisati vari.
Oltre a lavoratori seri e professionali, questo mondo è popolato da persone frustrate, egoiste, disturbate, perfide, oppure assolutamente senza voglia di lavorare e che attuano tutte le tecniche possibili per evitare qualsiasi fastidio, a parte veder accreditato lo stipendio sul proprio conto.
Esistono vari atteggiamenti e vari personaggi che popolano il variegato mondo del sociale e pochi sono veramente degni di poter utilizzare il titolo di operatore sociale.
Nei quasi quindici anni di incontri, quello che vi propongo di seguito è una parziale e personale catalogazione e chiedo scusa alle persone se qualcuno scambierà l’ironia con il sarcasmo o coglierà un mio senso di superiorità, perché anche io appartengo a qualcuna di queste categorie.
continua...

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