“Siamo soliti curare i nostri disagi psichici e non invece le idee malate con cui visualizziamo noi stessi e gli aspetti della nostra vita. Un lavoro, questo, che forse i filosofi sanno fare meglio degli psicologi”.
Umberto Galimberti pubblica nel 2009 questo interessante saggio che lo impegna nel descrivere i miti contemporanei, che permeano i nostri pensieri, le nostre azioni e quelli di chi ci sta attorno.
Il libro nella prima parte analizza i miti individuali come il mito dell’amore materno, dell’identità sessuale, della giovinezza, della felicità, dell’intelligenza, della moda, del potere, della psicoterapia e della follia. Nella seconda parte discute dei miti collettivi, come il mito della tecnica, delle nuove tecnologie, del mercato, della crescita, della globalizzazione, del terrorismo, della guerra, della sicurezza e della razza.
Un libro nel libro, perché è zeppo di citazioni da moltissimi autori, che permette di mettere un pensiero, anzi una summa di pensieri, a confronto con il proprio, in un silenzioso ma per me proficuo confronto con me stesso.
“Chi non ha il coraggio di aprirsi alla crisi, rinunciando alle idee-mito che finora hanno diretto la sua vita, si espone a quella inquietudine propria di chi più non capisce, più non si orienta”.
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