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venerdì 11 febbraio 2011

29. Macelleria sociale al quadrato!


Quando ero ragazzino il termine macelleria sociale mi ha sempre colpito e anche se allora non bazzicavo nel mondo del sociale, sentendolo mi rimaneva dentro un senso di amarezza e desolazione perché istintivamente sentivo che qualcosa non funzionava. Allora non conoscevo nulla di quel mondo e lasciavo che le scene apocalittiche annunciate si compissero senza credere che un giorno potessero diventare reali. Sono molto d’accordo sulle razionalizzazioni, sul taglio agli sprechi, sui miglioramenti che in ogni luogo di lavoro sono possibili, ma il lavoro di sei persone non può essere svolto da tre, in nessun luogo dove non si producono oggetti, ma dove si lavora alla cura e alla riabilitazione di persone cosiddette svantaggiate. Io preferisco definirle in difficoltà, perché gli svantaggi o gli handicap vengono superati inventandosi alternative oppure limitandosi, mentre le difficoltà sono transitorie e quando vengono superate diventano oggetti del passato. Da qualche anno però assistiamo in tutte le amministrazioni al taglio di tutto quello che è possibile tagliare; gli unici che non tagliano sono i dipendenti pubblici, solamente perché non possono. La crisi, le fragilità esistenziali, l’aumento delle persone che perdono un lavoro, il reddito che cala, l’immigrazione regolare e non, il disorientamento politico non fanno che aumentare i casi di cui gli operatori sociali dovrebbero prendersi cura, invece viviamo esattamente il processo inverso, togliendo risorse umane anche a quel settore. In Italia non scenderemo in piazza perché per fortuna tutti o quasi hanno i soldi per comprarsi il pane e non solo quello, ma tra dieci o quindici anni, al termine del processo, anche noi faremo quella fine lì. I giovani che non trovano lavoro, come i quaranta e cinquantenni espulsi dal mondo produttivo, oggi campano grazie ai soldi lasciati dai loro genitori, ma anche quella riserva finirà e solo allora qualcuno inizierà a scendere in piazza o a cavalcare il malessere sociale. Cosa succederà in quel momento e cosa farà la classe dirigente del paese, (sempre che esista ancora!): ci venderà un nuovo sogno mediatico oppure prenderà seriamente la questione e proporranno un reale cambiamento?

A questo proposito vi segnalo l'articolo di Sergio Pasquinelli sul sito del La voce http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002151.html 


Per la cronaca di questi giorni: http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/02/11/news/sanit_mille_precari_a_rischio_presidi_dei_sindacati_negli_ospedali-12330051/

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