giovedì 3 febbraio 2011

12. Memorie di un "giovane" educatore (parte 4 ed ultima)


L’operatore sociale adeguato
Ne ho incontrati pochi, ma esistono e questo mi consola. Di solito non hanno un posto di comando e di solito sono arrabbiati con qualcuno che il posto di comando c’è l’ha, ma che spetterebbe a loro per competenze. È sempre curioso dell’altro e si tiene aggiornato, facendo spesso un buon lavoro. Ogni tanto accusa la stanchezza del mestiere che ha scelto.

L’operatore sociale che vuole essere qualcos’altro
Ci si imbatte raramente in creature simili, ma può succedere. Spesso hanno molti anni di lavoro alle spalle, per cui si possono permettere di fare i medici, gli psicologi, gli educatori e gli infermieri nello stesso tempo, dimenticandosi del lavoro d’équipe.  Spesso l’unico modo di fermarli è l’abbattimento, ma essendo vietato vengono spesso tollerati, sviluppando però nei corridoi grandi malumori.

L’operare sociale improvvisato
Ce ne sono sempre meno perché, per fortuna, esiste l’università. In passato chiunque, anche poco stabile mentalmente, poteva entrare con tranquillità nel mondo del sociale e procurare danni con una certa leggerezza. Gli ultimi rimasugli vivono come gli indiani d’America in alcune riserve che l’ente pubblico o le cooperative hanno creato apposta.

L’operatore sociale veterano
Ne ho incontrati pochi, perché anche la pensione è diventata un miraggio. Hanno alle spalle talmente tanti anni di lavoro che ogni cosa è diventata una noiosa routine. Quando ascoltano il problema di un collega scuotono la testa e pensano a come sia facilissimo risolverlo, quando il problema invece e loro e diventa oneroso, iniziano a sbavare ogni qualvolta qualcosa nel progetto va storto, arrivando a proprie e vere crisi isteriche quando un collega si permette di insinuare qualcosa sul loro operato. Molto pericolosi!

L’operatore sociale stanco
Resistono alla frustrazione di vedere le persone che cercano di aiutare reagendo, a volte con il cinismo, a volte dichiarando la stanchezza di non saper più che fare. Spesso hanno parecchi anni di lavoro alle spalle, credono in quello che fanno e hanno valori molto forti, purtroppo la modernità non li aiuta molto nel lavoro che svolgono.

Concludo augurando a tutti di lavorare bene, serenamente e di raccogliere, ogni tanto, i frutti delle fatiche proprie e delle persone di cui si prendono cura.

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