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Questo
in sintesi il senso di una lunga e articolata inchiesta de La Repubblica sullo
strano e sconcertante tema delle adozioni internazionali di cani e gatti, che
invece invece di essere affidati a delle famiglie finiscono nei giri dei
combattimenti clandestini, usati nel traffico di droga e per la vivisezione. Non
tutti i canili e gattili sono luoghi di crudeltà e dolore, ma leggere che per
ottenere finanziamenti pubblici esiste un gran numero di strutture, come il il
canile Colle Arpea a Rieti, dove 282 cani erano ridotti come larve e facevano
da copertura al movimento dei randagi, catturati e trasferiti in Germania ogni
settimana. La struttura aveva convenzioni con almeno 80 Comuni laziali e ai
cani neppure si controllavano i microchip per appurare che non fossero smarriti
tanto da far sospettare furti su commissione.
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