In Italia di sono 90 mila psicologi, uno ogni 740
abitanti. Di questi un quarto lavora nei servizi pubblici, nella grande
maggioranza dei casi con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Un altro
quarto sono gli psicoterapeuti, liberi professionisti che svolgono l’attività
in uno studio. Altri 20mila sono i “famigerati” psicologi-educatori. L’età
media è più bassa, sono inquadrati con svariate forme contrattuale e uno su due
è un atipico. La maggioranza lavora in ambito pubblico, ma in questo segmento è
forte la presenza di cooperative. Una piccola percentuale lavora anche nelle
organizzazioni, alle dipendenze di un’azienda e si occupano in prevalenza di
lavoro e risorse umane ma anche di marketing e ricerche sui consumi. Infine lo
psicologo flessibile con partita Iva che rappresenta il 18 percento. È un libero
professionista che si occupa di sostegno psicologico in svariati settori come
la salute, la scuola, la formazione professionale e persino l’area giuridica.
Vorrei soffermarmi su un fatto: gli psicologi sottraggono lavoro ad almeno
25mila educatori in Italia. A me non sembrano pochi posti di lavoro e soprattutto:
cosa direbbero se fossero gli educatori a sottrargli posti di lavoro?
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