La
John Moores University di Liverpool ha analizzato oltre 600 canzoni andate
nelle classifiche britanniche negli ultimi anni. Nel giro di un decennio, fra
il 2001 e il 2011, testi e tracce con riferimenti al consumo di alcool sono passati
dal 2,1percento al 18,5percento. Lo studio riflette poi su quanto le canzoni
siano raccontino il mondo giovanile e di come possano anche diventare un
veicolo importante di marketing. Insomma è nato prima l’uovo o la gallina. Di
certo certi modelli possono non proprio essere positivi, ma se andiamo in
dietro nei tempi, il mondo della musica non è proprio nuovo a messaggi fin
troppo espliciti su sesso e droga. Forse niente è cambiato o forse tutto. L’apparenza
sembra la stessa, la sarà anche la sostanza?
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