Una
circolare spedita ai 12 mila dipendenti della Banca popolare dell’Emilia
Romagna spiega come individuare il correntista giocatore, che verrà convocato dal
direttore e gestire la situazione. Come non si capisce, perchè l’articolo dice
che avrà mani libere e che dovrà segnalare i centri che si occupano di aiutare
queste persone. Interessanti sono le parole di Eugenio Tangerini, responsabile
delle relazione esterne della Banca che dice: «Il nostro approccio è laico e
non ideologico. Non intendiamo criminalizzare i gestori, ma neppure restare
indifferenti di fronte a un fenomeno sociale così preoccupante». Rincara la
dose il collega Andrea Cavazzoli: « una banca deve essere consapevole che le
sue azioni hanno influenza sulla comunità locale, anche perché non è interesse
di un istituto lavorare su un sistema sociale disgregato, in cui le persone si
giocano tutto».
È evidente
che il comportamento di una banca è assolutamente pragmatico o di comodo, non
certo laico. Sappiamo molto bene come tonnellate di soldi siano stati prestati
a personaggi malavitosi o amici di amici. Ironico che dicano che non hanno
nessuna intenzione di lavorare con un sistema sociale disgregato. Ma cosa hanno
fatto fino ad oggi, se non intascare denaro per operazioni che hanno solo fatto
ingrassare i loro dirigenti? Mentre nelle banche vengono tagliati migliaia di
posti di lavoro, ricordo che è stato disdettato il contratto recentemente, l’ufficio
relazioni esterne sembra vivere in un altro mondo, non ideologico, of course.
Speriamo almeno che i direttori di banca sappiano cosa dire a queste persone.
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