In
questo periodo di frastuono, spaesamento, ansia per il futuro e incertezza mi è
venuto in mente questo dipinto del 1953, del surrealista René Magritte dal
titolo evocativo, come d’altronde la tela.
Con
lo sfondo diviso in due dai tetti di un paese e il cielo, sfilano, scendono o
si innalzano degli uomini in completo scuro e bombetta. Una immagine che
richiama l’omologazione, l’inutilità o forse l’unicità di ognuno di noi benché identico
agli altri. Temi che il pittore ha sviluppato nella sua lunga produzione dove
quello che vedi non è quello che vedi. Il titolo è il nome di un’antica città
indiana molto ricca, famosa per la lavorazione dei diamanti, e distrutta dopo
la conquista da parte di un sultano.
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