È una
delle domande che Daniela Capitanucci, presidente dell’associazione And –
Azzardo e Nuove Dipendente, pone al Ministro Balduzzi ma anche al Primo
ministro Monti.
“Questo nostro modello di business che
potremmo chiamare di "casinò-diffuso", è davvero quello che produce
benessere per il Paese? L'unico modo possibile per contenere i danni del gioco
patologico, sul singolo e sulla collettività, è fermare tempestivamente i
giocatori patologici impedendogli di continuare a giocare ai primi segni di
perdita di controllo. L'attuale modello italiano rende possibile fermare queste
persone prima che creino problemi seri? Mi pare di no: i giocatori, proprio
come i giochi, sono ‘polverizzati’, ‘diffusi’, ‘capillarizzati’. Mi pare quindi
che questo obiettivo nell'odierno sistema non sia in alcun modo raggiungibile.
Ma questo è anche l'unico modo in cui i giocatori non patologici, quelli che
sono liberi sia di giocare che di non giocare, potranno continuare a farlo,
senza interferenze della società civile”.
Quindi
non solo interventi opportuni come inserire il gioco d’azzardo patologico nei
LEA, ma una chiara scelta politica. I politici e i governanti italiani vogliono
assumersi la responsabilità della malattia e della sofferenza di un milione di
persone oppure si può cambiare rotta e gestire il gioco d’azzardo legale in una
nuova maniera?
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