É morto
a 95 il fotografo di Auschwitz. Matricola 3444, per quattro anni e otto mesi ha
immortalato sulla pellicola i volti dei “nuovi arrivi” sfuggiti alle camere a
gas e selezionati per lavorare nel lager. Foto da utilizzare per rintracciare i
prigionieri in caso di fuga, ma che al tempo stesso scrutano l’umanità delle
vittime dell’Olocausto.
Poco
più che 22enne, allo scoppio della seconda guerra mondiale, dopo un tentativo
fallito di fuga in Francia, Brasse fu bloccato al confine con l’Ungheria. Era
il 31 agosto del 1940 quando gli venne offerto di scegliere: la Wehrmacht o il
carcere. Preferì la seconda opzione e il giorno seguente fu trasferito con
altri 400 detenuti nel campo di sterminio. Qui il giovane, che aveva mosso i
primi passi tra pellicole e camere oscure nella bottega dello zio, fu scelto come
fotografo ed escluso dai lavori forzati. Ma a un alto prezzo che ha continuato
a pagare per il resto della sua vita, segnata dall’angoscia di essere stato
osservatore impotente del più grande sterminio di massa.
Se
guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso vorrà guardare in te.
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