A
leggere degli incontri, fino a oggi segreti, che si svolgono da 61 anni del
gruppo Bilderberg non si può evitare di pensare a cospirazioni e a governi
ombra. Chi la pensa così spesso viene tacciato di paranoia da guerra fredda, ma
è in parte impossibile pensare che non possa esistere una sorta di accordo tra
chi detiene il potere economico e tra chi detiene quello politico.
Si
tratta di un'associazione che riunisce, una volta all'anno, i potenti della
terra provenienti dagli ambienti della politica e della finanza che discutono,
ma non adottano risoluzioni nè votano alcun provvedimento almeno ufficialmente
e che prende il nome dell'albergo dove si riunirono per la prima volta in
Olanda nel 1954. Da quest’anno ci sarà un ufficio stampa, ma non credo che le
veline riporteranno esattamente quello che sarà condiviso. Tra i 138
partecipanti ci saranno gli amministratori delegati di Siemens, Alcoa, Amazon,
Michelin, Shell, Heineken, Ab, e personalità di spicco di Deutsche Bank,
Barclays, Goldman Sachs, Novartis e Google, oltre a Christine Lagarde, che
dirige il fondo monetario internazionale, l'ex numero uno della Cia, David
Petraeus, e ministri di Turchia, Svezia, Danimarca, Belgio, Norvegia, Spagna,
Polonia, Olanda e Finlandia. Otto gli italiani presenti: Franco Bernabè
(Telecom) membro anche del Consiglio direttivo, Lilli Gruber
(giornalista), Mario Monti (ex presidente del consiglio, ministro e commissario
europeo), Enrico Tommaso Cucchiani (Intesa Sanpaolo), Gianfelice Rocca
(Techint), Alberto Nagel (Mediobanca) ed Emanuele Ottolenghi (scrittore e
accademico).
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