martedì 25 novembre 2014

2656. La Sanità è ormai un bene di lusso


Lo dice il rapporto Oasi (Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano) 2014 sullo stato della sanità italiana, messo a punto dal Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) e dalla Scuola di direzione aziendale dell’università Bocconi.
I conti della sanità pubblica italiana sono tornati (quasi) in equilibrio. Ma a prezzo di tagli alle prestazioni e di un forte aumento delle disparità tra cittadini residenti nelle diverse Regioni. In Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, in particolare, negli ultimi cinque anni il numero dei medici e degli infermieri dipendenti del Servizio sanitario nazionale è stato ridotto del 15percento. E “in modo casuale”, semplicemente non rimpiazzando il personale che andava in pensione. Inevitabili, dunque, le ripercussioni sui servizi.
Il pericolo è che il sistema, già incapace di offrire servizi adeguati per la maggior parte dei problemi odontoiatrici e per la non autosufficienza (la copertura pubblica si ferma rispettivamente al 5 e al 25percento delle richieste nelle regioni più ricche) e debole nell’offerta di visite psichiatriche e trattamento delle dipendenze, non riesca più nemmeno a garantire, se non a fronte di un ulteriore aumento dei ticket, la copertura delle prestazioni ambulatoriali, indispensabili per la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento delle patologie croniche, da cui ormai è affetto il 30percento della popolazione. Per non parlare dell’allungamento delle liste di attesa per i ricoveri programmati, in un contesto che ha visto i posti letto ospedalieri contrarsi di quasi un terzo. Emorragia non ancora finita, visto che secondo il Cergas in futuro servirà un’ulteriore riduzione del 10-15percento.

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