Sono 11mila le strutture sanitarie che entro l’anno rischiano di essere tagliate,
come i reparti ospedalieri, piccoli o complessi, consultori, centri di salute
mentale, Sert per il trattamento delle tossicodipendenze e molto altro ancora.
I responsabili della Sanità di Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania
Puglia, Calabria e Sicilia infatti, dovranno ridurre il numero delle strutture
sanitarie entro il 31 dicembre di quest’anno, secondo quanto prevede un
documento elaborato lo scorso marzo dai ministeri della Salute ed Economia e
dalle Regioni per il contenimento dei costi.
Che
sia il nuovo Centro Grandi Ustionati di Torino una delle strutture che verranno
tagliate?
Intanto
dopo Lazio e Abruzzo, sono stati
pubblicati sul sito del Ministero della Salute i risultati delle ultime
riunioni congiunte, svoltesi tra la fine di marzo e l'inizio di aprile, del Tavolo tecnico per la verifica degli
adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei Lea,
riguardanti le Regioni sottoposte a Piano di rientro dal deficit sanitario.
Dopo la bocciatura del Lazio e la promozione dell'Abruzzo, delle altre sei
Regioni, solo Sicilia e Piemonte hanno chiuso il bilancio in attivo, facendo
registrare, rispettivamente, un avanzo di 262,224 mln di euro e 5,250 mln di
euro. La Puglia ha chiuso lo scorso anno con un passivo di 120,414 mln di euro,
che è stato, però, adeguatamente coperto dalle misure adottate dalla regione.
Bocciate, invece, Campania, Molise e Calabria per le quali scatteranno
l’aumento delle aliquote fiscali di Irap e Irpef per l’anno d’imposta in
corso, il blocco automatico del turn
over del personale del servizio sanitario regionale fino al 31 dicembre del
secondo anno successivo a quello in corso e, infine, il divieto di effettuare
spese non obbligatorie per il medesimo periodo.
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