Scritto
da Luciano Gallino, professore dell’Università di Torino, nel 2012 tratta il
tema molto interessante e straordinariamente di attualità della scomparsa,
oppure no, della lotta di classe. Il libro, sotto forma di intervista, dipana
il dialogo tra la crisi finanziaria, l’Europa e la politica, per dire che la
lotta di classe non è mai finita. Sono i ricchi che la stanno vincendo,
riportando la classe operaia mondiale a livelli preindustriali. Salari bassi,
alto turn-over, scarsa capacità professionale, lunghissimi orari di lavoro:
questo è quello che cerca il capitale e che non cambierà finché paesi come
Cina, India, Corea e Brasile non avranno un movimento sindacale o similare che
cercherà di cambiare queste inaccettabili condizioni.
Uno dei compiti principali
dell’economia, quando sia guidata dalla politica in base anche a criteri etici,
dovrebbe essere quello di produrre sicurezza socio-economica. Negli Stati Uniti
prima, e più di recente nell’Unione europea, si sono invece affermate una
prassi e un’ideologia che vedono l’insicurezza socio-economica non soltanto
come un aspetto accettabile della società e della vita produttiva, ma la
ritengono addirittura un fattore di sviluppo.
Se fossero vivi la discussione e il
conflitto politico democraticamente regolato tra la classe lavoratrice e una parte
almeno della classe media da un lato, e la classe dirigente dall’altro, non
avremmo assistito a quella cessione di sovranità che i governi dell’Unione europea
e il governo americano hanno effettuato dinanzi ai grandi gruppi finanziari.
Con l’appropriata assistenza della terna USA delle grandi agenzie di valutazione:
Standard & Poor’s Rating Services, Moody’s Investors Services, Fitch
Rating. A questo riguardo i politici europei, a cominciare dai governanti,
dovrebbero rinfrescarsi la memoria. Le tre agenzie americane hanno in merito
alla crisi un pessimo record. In primo luogo, vi hanno massicciamente
contribuito assegnando la tripla A a decine di migliaia di titoli estremamente
complessi su cui non hanno minimamente previsto la crisi: nel 2008 valutavano
come solide e affidabili grandi banche pochi giorni prima che fallissero.
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