Sembra
che la protesta popolare in Cina inizi a riscuotere qualche successo, seppur
temporaneo. In questo caso è stato stoppato, non del tutto annullato, l’ampliamento
di un impianto petrolchimico del colosso statale Sinopec. L’impianto è già il
più grande della Cina e doveva ricevere un ulteriore investimento, per il suo
ampliamento, di 55,9 miliardi di yuan (circa 6 miliardi di euro). L’oggetto del
contendere è nato dalla pericolosità attribuita alle emissioni di paraxilene
(Px) dell’impianto. Il Px è una sostanza che viene ritenuta molto inquinante ed
è utilizzata nella produzione di vernici e plastica. L’ inalazione di grandi
quantità di Px pare possa provocare danni al sistema nervoso centrale, al
fegato e ai reni, aumentando esponenzialmente il rischio di morte. L’impianto
della Sinopec emetterebbe ogni anno, secondo quanto riportato dalla stampa
locale, già 500 mila tonnellate di Px all’anno. Una cifra che andrebbe ad
aumentare in caso di ampliamento dei volumi di lavoro della fabbrica.
L’informazione ufficiale però smentirebbe la presunta pericolosità del Px,
sostenendo la tesi che la sostanza sarebbe stata “demonizzata” da commenti
apparsi on line. Forza lavoratori cinesi!
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