Canzone del 1978 dichiaratamente politica, fantastica e
ironica, carica di poesia e riferimenti trasfigurati alla storia italiana di
quegli anni. Le varie "divinità" citate, a cui il protagonista dice
di non credere, sono i valori della borghesia industriale (dio degli inglesi),
il lavoro che arricchisce i già ricchi (dio "fatti il culo"), la
paura della ribellione dei giovani da parte delle istituzioni (dio perdente),
la fine degli ultimi vecchi partigiani sognatori, inghiottiti dalla storia (dio
goloso), la contestazione alla Scala di Milano, che non cambiò nulla (dio della
Scala), la fine della contestazione studentesca sancita dalla repressione e dal
numero chiuso alle Università (dio a lieto fine che manca) e le illusioni
fragili che rimangono ai pochi idealisti superstiti (dio senza fiato). Fantastico
il parallelismo tra gli indiani d’america con coloro che facevano della lotta
politica una scelta di vita, che il sistema ha sconfitto.
Quando
ero piccolo m'innamoravo di tutto correvo dietro ai cani
e
da marzo a febbraio mio nonno vegliava
sulla
corrente di cavalli e di buoi
sui
fatti miei sui fatti tuoi
e
al dio degli inglesi non credere mai.
E
quando avevo duecento lune e forse qualcuna è di troppo
rubai
il primo cavallo e mi fecero uomo
cambiai
il mio nome in "Coda di lupo"
cambiai
il mio pony con un cavallo muto
e
al loro dio perdente non credere mai
E
fu nella notte della lunga stella con la coda
che
trovammo mio nonno crocifisso sulla chiesa
crocifisso
con forchette che si usano a cena
era
sporco e pulito di sangue e di crema
e
al loro dio goloso non credere mai.
E
forse avevo diciott'anni e non puzzavo più di serpente
possedevo
una spranga un cappello e una fionda
e
una notte di gala con un sasso a punta
uccisi
uno smoking e glielo rubai
e
al dio della scala non credere mai.
Poi
tornammo in Brianza per l'apertura della caccia al bisonte
ci
fecero l'esame dell'alito e delle urine
ci
spiegò il meccanismo un poeta andaluso
-
Per la caccia al bisonte - disse - Il numero è chiuso.
E
a un Dio a lieto fine non credere mai.
Ed
ero già vecchio quando vicino a Roma a Little Big Horn
capelli
corti generale ci parlò all'università
dei
fratelli tutte blu che seppellirono le asce
ma
non fumammo con lui non era venuto in pace
e
a un dio fatti il culo non credere mai.
E
adesso che ho bruciato venti figli sul mio letto di sposo
che
ho scaricato la mia rabbia in un teatro di posa
che
ho imparato a pescare con le bombe a mano
che
mi hanno scolpito in lacrime sull'arco di Traiano
con
un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia
ma
colpisco un po' a casaccio perché non ho più memoria
e
a un dio senza fiato non credere mai.
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