Secondo
l’ultimo rapporto di Greenpeace, Toxic threads – The fashion big stitch-up,
l’industria tessile provoca danni gravissimi all’ambiente, ma anche alla
salute. Lo rivelano le analisi chimiche eseguite su decine di prodotti dei
marchi più importanti del pianeta. Due terzi dei quali, in base ai risultati,
contengono sostanze tossiche e nocive. “I 20 principali brand di moda vendono
indumenti contaminati da sostanze chimiche pericolose che possono alterare il
sistema ormonale dell’uomo – rivela l’associazione ambientalista – Se
rilasciate nell’ambiente, possono diventare cancerogene”.
Benetton,
Zara, C&A, Diesel; e ancora Esprit, Gap, Armani, H&M, Calvin Klein:
sono solo alcuni dei 20 marchi presi in esame. La maggior parte dei 141
articoli analizzati, venduti in 29 nazioni, ha una cosa in comune: la
tossicità. Fabbricati negli sweatshop dei Paesi nel sud del mondo in impianti
di produzione tessile che avvelenano i corsi d’acqua, questi prodotti “ci
stanno trasformando in vittime inconsapevoli della moda che inquina”, accusa
Greenpeace. “Jeans, pantaloni, t-shirt, abiti e biancheria intima disegnati per
uomini, donne e bambini”: nella lista nera dell’associazione ecologista ce n’è per
tutti i gusti. E per tutte le età.
Intanto Bono Vox ha annunciato che a febbaraio sarà lanciata una linea di jeans eco sostenibili con la collaborazione di Diesel, con cotone africano. Qualcuno ha avvisato il cantante di informarsi prima di trovare dei soci?
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