L’approvazione
del piano socio-sanitario dovrebbe portare economie, razionalizzazione degli
ospedali e servizi adeguati ai cittadini.
L’assessore
risponde che ci saranno dei risparmi, grazie alle economie di scala conseguenti
alla centralizzazione degli acquisti e alla revisione della rete ospedaliera,
ma non si sbilancia e forse quei risparmi non ci saranno mai.
Le
6 federazioni finiranno per essere le 6 ASL dell’intera regione, ma è una
soluzione che non si poteva attuare nell’immediato, il perché l’assessore non
lo dice.
I
manager costeranno una bazzecola: 7-800 mila euro l’anno che verranno
recuperati come? L’assessore parla di uffici acquisti, dove adesso ci sono 5
uffici per 10 persone caduno, in un futuro molto prossimo ci sarà un solo
ufficio con 10 persone, ma le altre 40 dove andranno? Licenziarle non può e così
rimarranno sempre in carico all’ente pubblico, magari a fare male un lavoro che
non conoscono affatto.
Gli
enti diventati inutili, come Scr, non verrranno chiusi.
L’ospedale
Valdese rimane in balia degli eventi, mentre l’Amedeo di Savoia verrà spostato
non si sa ancora dove, ma non mancano le potenziali strutture per accoglierlo,
mentre l’Oftalmino verrà inglobato nella Città della Salute, quando verrà
realizzata.
Il
personale in esubero verrà formato a nuove funzioni, mentre altri verranno
trasferiti, in che modo e in che termini economici sarà da definire anche con i
sindacati.
A
mio parere quello che è passato è l’idea, un pensiero organizzativo, ora
toccherà renderlo pratico. Ma mi domando come si fa a disgiungere queste due
fasi. L’ingegnere dovrebbe sapere che quando si disegna un nuovo prodotto si
fanno anche dei prototipi e si calcola quanto potrebbe costare, perché se fuori
mercato l’oggetto non verrà neanche prodotto. Non si può essere così nebulosi:
per gli ospedali si vedrà quali chiudere, quali riconvertire e il personale si
vedrà cosa fare. Capisco la complessità della macchina sanitaria piemontese e
capisco che ci vorrà tempo per realizzare il tutto, ma prima di ogni altra cosa
io avrei trovato accordi concreti su ospedali e personale, partendo dai bisogni
dei cittadini, vedendo cosa sarebbe stato possibile fare e cosa no. Comunque io
sono un educatore e non un ingegnere per cui, tra tre anni mi auguro di essere
ancora qui per vedere se la “riforma” ha dato i risultati auspicati.
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