Filippo
Ceccarelli, su La Repubblica, ripercorre la terribile storia dei finanziamenti
o rimborsi ai partiti. Ahimè non si parla solo di lauree tarocche e dei diamanti
della Lega, come non solo di ville settecentesche e gli spaghetti al caviale
del tesoriere della Margherita Lusi, ma anche di bagni da fare invidia agli
emiri, di ritiri di partito in lussuose e esclusive abbazzie, come di
improbabili loft e impegnative sedi di rappresentanza.
Forse
oggi “vanità e ingordigia adesso presentano il conto, debitamente salato. Forse
al momento non ci si faceva troppo caso, o forse era invalso un inconfessabile
impulso a godersela finché durava - ma intanto durava: si tende a sottovalutare
come in quel mondo le soddisfazioni materiali abbiano sostituito le passioni
ideologiche, e fino a che punto le comodità del presente abbiano preso il posto
dei sacrifici dell’antica militanza. Fatto sta in questi anni lo stile di vita
dei partiti si era fatto decisamente più dolce e talvolta perfino incline alla
baldoria nella sua accecata provvisorietà” commenta il giornalista.
Personalmente
mi considero una persona equilibrata, ma leggere di tutta questa ingordigia mi
fa venire in mente che qualcuno dovrebbe rimetterci una mano, anche due, così
la smetteranno di rubare denari che non si sono neanche minimamente guadagnati.
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