giovedì 19 aprile 2012

868. Il senso dei partiti italiani per i soldi


Filippo Ceccarelli, su La Repubblica, ripercorre la terribile storia dei finanziamenti o rimborsi ai partiti. Ahimè non si parla solo di lauree tarocche e dei diamanti della Lega, come non solo di ville settecentesche e gli spaghetti al caviale del tesoriere della Margherita Lusi, ma anche di bagni da fare invidia agli emiri, di ritiri di partito in lussuose e esclusive abbazzie, come di improbabili loft e impegnative sedi di rappresentanza.
Forse oggi “vanità e ingordigia adesso presentano il conto, debitamente salato. Forse al momento non ci si faceva troppo caso, o forse era invalso un inconfessabile impulso a godersela finché durava - ma intanto durava: si tende a sottovalutare come in quel mondo le soddisfazioni materiali abbiano sostituito le passioni ideologiche, e fino a che punto le comodità del presente abbiano preso il posto dei sacrifici dell’antica militanza. Fatto sta in questi anni lo stile di vita dei partiti si era fatto decisamente più dolce e talvolta perfino incline alla baldoria nella sua accecata provvisorietà” commenta il giornalista.
Personalmente mi considero una persona equilibrata, ma leggere di tutta questa ingordigia mi fa venire in mente che qualcuno dovrebbe rimetterci una mano, anche due, così la smetteranno di rubare denari che non si sono neanche minimamente guadagnati. 

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