giovedì 23 maggio 2013

1793. Il prestigio delle armi



Il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli,
parlando alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato ha chiesto maggiori investimenti nel settore militare non per ragioni di sicurezza nazionale, ma per non perdere il prestigio derivante dalla partecipazione alle missioni di guerra. L’ammiraglio ha chiesto il Parlamento ad autorizzare “con la massima urgenza” lo stanziamento di adeguate risorse “per l’ammodernamento dei mezzi e l’addestramento degli uomini” e per continuare a godere de “l’apprezzamento dei Paesi alleati per l’opera fornita dall’Italia nelle missioni all’estero” in quanto “strumento privilegiato di politica estera”. Anche perché, ha buttato lì l’ammiraglio, “non si può escludere” la necessità di nuovi interventi militari in Paesi a noi molto vicini. Capisco che la casta militare viva in un mondo fatto di tecnologia, risiko e nuove armi, ma non si potrebbero domandare, magari tagliandosi gli stipendi, se proprio tutto ciò è così necessario? Comprendo bene che anni e anni di pensieri che solo con le armi si possa ottenere la pace non lascino indenni i loro cervelli, ma un neurone, uno, che dica il contrario si troverà?

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