mercoledì 2 maggio 2012

914. La malattia mentale dei dittatori


Fred Coolidge, dell’Università di Colorado Springs, durante le sue ricerche ha concluso che le personalità dei dittatori del XX secolo rivelano una confluenza di cinque disordini. «Sono narcisisti, sadici, privi di empatia (antisociali), paranoidi (ipersensibili alle minacce percepite) e schizoidi (emozionalmente freddi)». Ma non sono tutti uguali. Quando nel 1939 Carl Gustav Jung incontra Hitler e Mussolini a Berlino, riporta impressioni opposte sui due alleati. Il tedesco non ha mai riso, è sempre stato di malumore. Sembrava asessuato e inumano, animato da un solo proposito: instaurare il mitologico Terzo Reich. A Jung ispirava paura. Mussolini in confronto gli era sembrato «un uomo originale», dotato di «energia e calore».
Interessante capire come è stata o è la struttuta di personalità di una persona che ha commesso genocidi, provocato guerre e sofferenze per milioni di persone, ma a me incuriosisce di più come mai queste persone che, incontrare al di fuori del contesto verrebbero curate o rinchiuse, nel loro periodo storico e nella loro nazione riescono a prendere il potere e trasformre tutto in morte e distruzione.

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