mercoledì 9 maggio 2012

942. Dietro le quinte delle Olimpiadi


Su cosa si basa la nuova economia reale, quella della produzione di beni è ormai cosa risaputa: sul quasi schiavismo. L’occidente e gli Stati Uniti hanno bisogno di merci con costi di produzione bassi, in modo che l’imprenditore di turno guadagni moltissimo e il mercato sia invaso con prodotti dai costi contenuti. Non cambia nulla se si parla di attività di vendita al dettaglio o della produzione di abiti per una manifestazione internazionale come le prossime Olimpiadi londinesi. A denunciare la situazione l'ong Abiti Puliti che ha esaminato le condizioni di lavoro di 10 fabbriche di abbigliamento sportivo in Cina, Sri Lanka e Filippine, intervistando un totale di 175 lavoratori. Gli operai lavorano per stabilimenti in cui viene appaltata la produzione di noti marchi sportivi, come New Balance, North Face, Columbia Sportswear Company, Next, Nike, Speedo e Ann Taylor, tutti sponsor sia del merchandising destinato ai consumatori, sia delle divise che saranno usate dagli atleti e dai volontari dei Giochi di Londra.

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