Non
sono un tecnico, o perlomeno non sono un tecnico in quella scienza che è
l’unica che veramente conta in questi anni zero: l’economia. Sono un tecnico in
un settore che nel nostro paese è visto più come una scelta vocazionale per
pochi, e quindi molto mal pagata, piuttosto che un mestiere socialmente
riconosciuto e sostenuto. Ma a parte le considerazioni sul mestiere
dell’educatore, non avevo proprio capito che la fase uno non fosse finita ed
ero in trepida attesa che iniziasse la fase due. La fase uno è stata una
mazzata di tagli, addizionali Irpef e aumento dei prezzi, la fase due doveva
essere la fase del lavoro e della speranza. Di entrambe si sono perse le tracce
e oggi Monti dice che “se per fase uno parliamo di gestire una crisi che
comporta ancora aspetti di emergenza siamo ancora nel pieno della fase uno”.
Non
la vivo come una retromarcia, e neanche come un’ammissione di qualche colpa, ma
invito il Presidente del Consiglio a vivere una giornata con me, o qualche ora
solamente, per scoprire come vive uno dei tanti cittadini che non vogliono fare
la fine del suddito.
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