A
certificare che la spesa militare globale è leggermente diminuita nel 2011 ci
ha pensato il SIPRI - Stockholm International Peace Research Institute. L'Istituto
indipendente stima che nel 2011 sono stati spesi 1.740 miliardi di euro, con un
incremento dello 0,3% rispetto al 2010. Questo significa che in termini reali,
cioè al netto dell'inflazione, le spese militari sono rimaste sostanzialmente
invariate negli ultimi due anni. Un dato sorprendente perché certifica la fine
di un percorso di crescita costante a partire dal 1998 che ha avuto un
incremento annuo del 4,5% dal 2001 al 2009.
Ma
se il dato generale sembra positivo, andando a vedere le singole nazioni si
scopre che in Asia e Oceania le spese militari sono cresciute del 2,4%,
soprattutto a causa della Cina, in Africa la maggior parte dell'aumento è
rappresentato dal +44% dell'Algeria e la Russia ha aumentato la sua spesa militare
del 9,3%.
Dati
non proprio incoraggianti, che fanno il paio con il Strategic Operations Forces
Expo, che ad Amman ha visto 680 esperti del settore, tra i quali 300 generali,
provenienti da oltre 70 nazioni, per visionare e acquistare missili, pistole,
carri armati, bombe, caccia, elicotteri, veicoli da guerra anfibie, droni con
facial recognition, cioè provvisti di un sistema di riconoscimento dei volti,
programmi e sistemi di allenamento per le forze speciali. Insomma un grande
centro commerciale della guerra, aperto in Giordania per qualche giorno, giusto
il tempo per spendere chissà quanti miliardi per uccidere e mantenere il potere
un po’ ovunque nel mondo.
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