Bisogna
augurarsi, nella vita, di non aver mai bisogno di medici, assistenti sociali,
enti che gestiscono le case popolari e altri personaggi e associazioni che
gestiscono a vario titolo il welfare state, perché presto questa parola verrà
cancellata per motivi economici.
In
Italia ce la sia spassata, chi andava in pensione dopo 15 anni di lavoro, chi
chiedeva un contributo economico e poi andava in vacanza con quei soldi, chi
con l’accompagnamento del figlio disabile si è comprato l’appartamento. Non
tutti hanno usato male il denaro e soprattutto oggi, con l’aumento delle
persone indigenti, si scopre che alcuni hanno vissuto al di sopra delle loro
possibilità, grazie a uno Stato che con le casse piene ha elargito a piene mani
denaro pubblico. In questo calderone di furbini e furbetti, cè la maggioranza
di persone che hanno realmente bisogno di un aiuto, ma oramai è troppo tardi e
praticamente tutte le istituzioni hanno iniziato, da almeno 3 anni, a tagliare
tutto quello che era possibile tagliare, mentre il numero di dirigenti addetti
a questa operazione è cresciuto, guarda un po’.
Al
Comune di Torino hanno alzato l’asticella per accedere a dei servizi che fino a
ieri erano garantiti, mentre il Governo discute come modificare il modello
ISEE, facendo rientrare come reddito anche gli aiuti monetari che lo Stato
riconosce alle persone con disabilità come gli assegni di cura, le indennità di
accompagnamento e le pensioni.
Personalmente
credo che l’unica via in Italia siano i controlli. Occorre che i denari che lo
Stato versa a queste persone siano realmente spesi per loro, per le loro
necessità di residenzialità e di vita e non per altre spese di qualche
congiunto in difficoltà economica. Ma si sa che agli Italiani non piace essere
controllati e soprattutto trovano sempre una scorciatoia per arrivare dove
vogliono arrivare.
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