La
Stampa scrive che succederà, ma io non sono così sicuro. Di certo sono state “inventate”
6 nuove poltrone, buon viatico per qualsiasi opposizione, ma la certezza mi
sembra un pochino eccessiva. Certo mi sbaglierò e mercoledì vedremo.
Nel
lungo articolo del quotidiano torinese si analizzano i punti salienti.
Le
6 federazioni dovranno gestire le attività di servizio per conto delle Asl di
riferimento, quindi si occuperanno di uffici, logistica, acquisti e magazzini.
L’ingegnere Monferino, intervistato a proposito, ricorda che quando lavorava
all’Iveco c’erano 3 magazzini in tutto il mondo, di cui uno gestito da privati.
Fa poi un parallelismo con la possibilità, mi sembra di capire non proprio
remota, di fare la stessa cosa per i magazzini delle ASL. Scommetto che alcuni
direttori arriveranno dal privato, magari dalla FIAT e che nel giro di qualche
anno molti servizi verranno appaltati a ditte esterne, costando ovviamente di
più, ma questo non sarà più un problema perché saranno efficientissimi.
Obiettivo
delle federazioni saranno il minor impegno di strutture e di personale, uguale
abbattimento dei costi, acquisti dimensionati su volumi maggiori, con
possibilità di concordare prezzi più convenienti e uniformità dei codici dei
vari prodotti, diversi da ospedale a ospedale. Ma tutte queste interessanti
operazioni non poteva farle una ASL per territorio?
Per
quanto rigurda le strutture ospedalieri non ci saranno più reparti inutili per
garantire ovunque la sicurezza maggiore.
Il
Piemonte sarà diviso in 6 aree territoriali, tre delle quali a Torino città:
Sud-Est, Nord, Ovest. Ogni area avrà almeno un ospedale di riferimento, cioè
una struttura che abbia almeno un reparto di Cardiochirurgia, uno di
Neurologia, un Centro trapianti di organi o cellule e un pronto soccorso di
secondo livello.
Nell’articolo
non si parla più dell’emergenza nei pronto soccorso, magicamente rientrata e
dei servizi territoriali che sono saturi, come del fondo per le persone non
autosufficienti. Ma ci sarà tempo per parlarne credo.
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