mercoledì 4 luglio 2012

1109. La Nuova Zelanda è pericolosa


Chris Jordan, padre di Emily, morta nel 2008 a causa di un incidente avvenuto mentre praticava riverboarding a Queenstown (la capitale del turismo d’avventura dell’Isola del Sud) ha lanciato una campagna televisiva in Gran Bretagna per invitare i turisti inglesi a non scegliere la Nuova Zelanda come meta delle proprie vacanze.
Quest’isola è diventata negli anni un luogo dove praticare praticamente tutti gli sport all’aperto, compresi quelli estremi, ritagliandosi una fetta importante di PIL, circa il 10%.
La morte di Emily aveva portato il Governo neozelandese a introdurre nuove regole per gli operatori del settore. Regole che, per il padre di Emily, non sono tuttavia sufficienti. Secondo la nuova legge, infatti, le aziende hanno tempo fino al novembre 2014 per subire un audit delle loro attività e registrarsi in un apposito albo. Alla fine di maggio, 380 operatori avevano notificato le loro attività che tuttavia non sono ancora state verificate dal Dipartimento del Lavoro di Wellington. Inoltre la registrazione è volontaria, per cui solo gli operatori più coscienziosi si sono mossi, mentre gli altri possono anche evitarlo.
Partire per una vacanza e non tornare a casa propria perché si è morti in un incidente mentre si praticava uno sport ,se non estremo molto rischioso, lascia l’amaro in bocca a chiunque. Figuriamoci il dolore e lo sgomento dei familiari per una perdita che forse poteva essere evitata.

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