Qualcosa,
chiamala coscienza ecologica o attenzione alla salute, si sta muovendo
nell’operosa Cina. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza e la
polizia ha reagito con bastoni e lacrimogeni lasciandosi alle spalle un numero
non verificabile di feriti, di arresti e, forse, un morto (negato dalle
autorità). La protesta e le immagini della repressione sono presto circolate su
internet. Così si è appreso che la mobilitazione era cominciata da una scuola
superiore e da lì si era diffusa nelle altre scuole e poi tra i cittadini. Alla
velocità del web: il 29 giugno il governo ha annunciato il progetto, il primo
luglio gli studenti hanno scritto il volantino e il 2 luglio buona parte della
cittadinanza era in piazza.
Alla
fine la protesta ha vinto. Il governo locale di Shifang ha annunciato in un
comunicato ufficiale che il progetto da 1,3 miliardi di euro è stato
cancellato, almeno fino a quando non troverà il consenso della popolazione.
L’unica
via per uscire dal labirinto dell’economia capitalistica è aumentare i diritti
di tutti i Cinesi, Indiani e di quella massa di milioni di persone che lavorano
al limite della schiavitù, senza diritti e senza nessuna attenzione
all’ambiente. Solo allora smetteranno di smantellare tutti quei diritti che
faticosamente sono stati conquistati negli ultimi 50 anni. Nella speranza che
non sia troppo tardi per tutti.
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