Ha
perso molti iscritti, un centinaio nel corso dell’ultimo mezzo secolo, il club
degli omicidi di stato, occhi per occhi, dente per dente.
Sono
questi i paesi in cui ancora vige questa inutile punizione: Afghanistan, Arabia
Saudita, Bangladesh, Bielorussia, Cina,
Corea del Nord, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Malesia, Siria,
Somalia, Striscia di Gaza, Stati Uniti d’America, Sud Sudan, Sudan, Taiwan,
Vietnam e Yemen.
Lo
dice il Rapporto annuale di Amnesty International sulla pena di morte nel 2011,
che in quel 10 per cento di mondo dove si decapita, si fucila, s’avvelena e
s’impicca, nel 2011 il boia ha agito 676 volte, 149 in più dell’anno
precedente, a causa di un profondo aumento delle esecuzioni in due paesi:
Arabia Saudita e Iran. In quest’ultimo paese, sono stati impiccati almeno tre
minorenni.
Cifre
non certo definitive, perché un paese come la Cina non offre dati attendibili e
in Iran sono avvenute molte esecuzioni segrete.
Ma
sono successe anche delle cose interessanti e positive come che in 33 paesi vi
sono stati provvedimenti di grazia o commutazioni nei confronti dei condannati
a morte. Il Benin e la Mongolia hanno fatto un passo avanti per aggiungersi ai
paesi abolizionisti per legge e la Sierra Leone e la Nigeria hanno
rispettivamente dichiarato e confermato la moratoria sulle esecuzioni. Inoltre
non ci sono state esecuzioni a Singapore e in Giappone, nel paese nipponico è
la prima volta dopo 19 anni.
Negli
Stati Uniti d’America, l’unico paese del continente americano a eseguire
sentenze capitali (43 nel 2011, ma erano state 71 nel 2002), l’Illinois è
diventato il 16° stato abolizionista della federazione e l’Oregon ha annunciato
una moratoria.
Quando
si capirà che la pena di morte non è un deterrente per sedare gli atti
criminali?
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