sabato 3 marzo 2012

676. Vendere armi è sempre un buon business, anche per l’Italia


Il 2010 non è stato un buon anno come il 2009, ma anche solo con l’1% in più, l’industria bellica mondiale non si può proprio lamentare. Nel 2010 le cento più grandi aziende produttrici di armi del mondo, escluse quelle cinesi, hanno incassato 411,1 miliardi di dollari dalla vendita di materiale bellico e servizi associati e sebbene all’orizzonte ci siano tagli di vario genere, il giro d’affari dovrebbe continuare a crescere. Non arriveremmo mai a essere come gli USA, che controllano il 60% del mercato globale, ma l’Italia non sta certo a guardare con aziende come Fincantieri e Finmeccanica che, prima della crisi di quest’anno, si era confermata numero 8 al mondo nel commercio di materiale bellico. Il gruppo ha al suo interno Agusta Westland, Alenia Aeronautica, Selex Galileo e Selex Communications. A queste va aggiunta la partecipazione del 25% in Mbda, consorzio di progettazione e costruzione di missili creato nel 2001 insieme ad Eads e alla britannica Bae systems.

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