In
questa intervista il dott. Maurizio Gomma del Dipartimento Dipendenze Ulss 20
di Verona racconta che le richieste di aiuto sono passate da una media di 1 o 2
al mese nel corso 2010 a circa 1 o 2 alla settimana nell’ultimo semestre del
2011.
I
servizi offerti dal Dipartimento partono sempre da una prima fase di diagnosi
del soggetto per capire se il problema sia legato solo al gioco oppure se siano
presenti anche altre forme di dipendenze, ad esempio dall’alcol o dal tabacco o
ancora se vi siano altre patologie quali i disturbi della personalità o del
tono dell’umore. La seconda fase consiste in un Training di tipo
psicologico/educativo suddiviso in sette fasi che aiutano il soggetto a capire
che il gioco è un problema, a gestire il denaro e il tempo libero e insegnano a
riconoscere e gestire il craving, cioè il momento in cui si avverte il bisogno
impellente di giocare, puntare o scommettere. Questo percorso può essere
sufficiente per aiutare molti soggetti ad uscire dalla dipendenza, soprattutto
quelli per i quali è possibile un supporto aggiuntivo da parte della famiglia.
Altri percorsi prevedono l’invio ai gruppi di auto-aiuto esistenti sul
territorio e, nei casi più gravi, si può valutare un trattamento residenziale
finalizzato al superamento della fase più delicata di dipendenza da gioco
patologico.
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