venerdì 17 febbraio 2012

623. Dove portano i tagli alla Sanità e al Welfare a Torino


Una serie di fatti, ampiamente ripresi dai giornali, lega una serie di brutte notizie. La prima è la storia di Alessandra e della piccola Marianna, ospite di una comunità, dove ha prevalso la stanchezza, la fragilità personale, la paura, la burocrazia e il sistema giuridico piuttosto che la vita. Ha deciso di lanciarsi dal terzo piano della comunità che la ospitava da parecchio tempo, abbracciando la bambina e portando a termine una vita sicuramente carica di sofferenza. Ora divampano le accuse da parte dei familiari, verso i servizi incapaci di cogliere i segnali di sofferenza, mentre l’assessore snocciola dati e piange copiando, forse, la più nota Fornero. Rivolgo un pensiero agli operatori e agli altri ospiti della comunità: a loro la mia solidarietà in questo difficile momento.
La seconda vicenda riguarda lo “svelamento” del nuovo piano socio-sanitario da parte dell’assessore tecnico Monferino, operazione che punta a migliorare l’efficienza del sistema creando una “rete” di ospedali. Per ora la riorganizzazione punta alla chiusura di tre ospedali torinesi: Oftalmico, Valdese e Amedeo di Savoia, spostando i reparti di eccellenza e trasformando le strutture vuote in Rsa oppure buoni affari per qualche immobiliarista, vuoi mettere una serie di belle palazzine con vista Dora su Corso Svizzera!
L’assessore si è affrettato a dire che si tratta di una ipotesi di lavoro, ma a me sembra più una deportazione di operatori sanitari, ma soprattutto dei pazienti, che dovranno fare molti chilometri in più per avere cure appropriate, ma dov’è il problema?  
La terza vicenda riguarda gli anziani non autosufficienti e il loro inserimento in strutture adeguate, che sono bloccate da 15 giorni dalle ASL per mancanza dei fondi necessari. Situazione che continuerà fino a quando non si scioglierà il nodo dei finanziamenti da parte della Regione e il Comune di Torino non avrà terminato di verificare le proprie disponibilità economiche.
Parliamo di più di 3.500 cittadini che aspettano per avere un posto in qualche residenza e circa 8.500 cittadini sono in attesa per le cure domiciliari. Bella parola essere cittadini, senza diritti e con molti doveri!

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